Trovare lavoro è a tutti gli effetti un lavoro.
Individuare posizioni aperte, scrivere un buon curriculum e fare una buona selezione sono solo alcune delle difficoltà che in molti sperimentano quando sono alla ricerca di una nuova occupazione. Ma anche quando si è trovata una posizione interessante che garantisce gli standard professionali ed economici a cui si ambisce, bisogna prepararsi a sostenere uno o più colloqui di selezione. Un aspetto molto più difficile di quanto si possa pensare.
I recruiter che conducono le selezioni, infatti, si trovano a confrontarsi con tantissimi profili troppo spesso accomunati da una serie di errori che inficiano l’esito del colloquio. Per aiutare a migliorare le possibilità di trovare lavoro per la posizione per cui ci si è candidati ecco una raccolta dei principali errori che vengono commessi in sede di colloquio e alcuni consigli e accorgimenti da adottare.
7 strategie per migliorare il successo di un colloquio
È importante fin da subito ricordare che la partecipazione ha un colloquio di lavoro richiede un’inevitabile promozione di sé. Sostenere un colloquio è un vero e proprio lavoro commerciale nel quale bisogna sapersi “vendere” e mostrare al recruiter il proprio valore e le ragioni per cui dovrebbe sceglierti e affidarti un lavoro. Non è finzione, ma un’attività volta a far emergere le caratteristiche per cui si è il profilo migliore per quella posizione.
1 – La foto del CV
La prima impressione non è tutto quello che conta, ma indubbiamente ha il suo peso. Quando si invia una candidatura il recruiter, ovviamente, analizza il curriculum e dalla foto, se presente, ottiene diverse informazioni. Capita spesso che neolaureati e altri candidati inseriscano nel CV la foto del giorno della laurea con la corona d’alloro in testa. Candidarsi per una posizione di lavoro richiede professionalità e nel caso si decidesse di inserirla (non è obbligatorio) una foto pulita, preferibilmente sorridente e aggiornata è quello che ci vuole.
2 – Il contenuto del CV
Più il CV è corposo e lungo più si fa una buona impressione? Non è detto. Il suggerimento è di condensare le informazioni scegliendo quelle essenziali cercando di non superare le 2 pagine, specialmente se le collaborazioni o le esperienze maturate da segnalare non sono particolarmente rilevanti. I recruiter devono analizzare tantissimi curricula e non hanno il tempo per leggerli tutti completamente; condensare le informazioni in 2 pagine è quindi importante per permettere una valutazione complessiva della propria candidatura.
Inoltre è utile inserire il Paese nel quale si è lavorato, studiato e/o vissuto, in quanto aiuta a comprendere meglio il profilo che si sta valutando e selezionando.
Un aspetto molto importante è quello legato alle lingue che si comprendono e si parlano correntemente. Il formato europeo dei CV prevede l’utilizzo di un’apposita tabella; è una soluzione indubbiamente comoda, ma per fornire informazioni più complete al recruiter è consigliato descrivere, brevemente, il livello di competenza di ciascuna delle lingue presenti nella tabella.
3 – Prepararsi al colloquio
Prima di arrivare al giorno fissato per il colloquio è importante prepararsi. Le posizioni di lavoro, per quanto simili, non sono uguali perché cambia l’azienda alla quale ci si rivolge. Per questo è utile analizzare le caratteristiche della realtà alla quale ci si rivolge, in modo da capire cosa stanno cercando e se si è in linea anche con i valori che la contraddistinguono. Dimostrare di conoscere l’azienda dà del candidato un’immagine di grande professionalità e di dedizione. Egli, infatti, mostra di aver dedicato del tempo alla ricerca delle informazioni e di essere davvero interessato a quel lavoro. Non si è candidato “tanto per provare” o perché quella era l’unica posizione libera. Inoltre questo tipo di approccio consente al recruiter di capire l’atteggiamento del candidato: egli è un vero professionista che, per gli incarichi che gli verranno assegnati, sarà in grado di prepararsi senza dare nulla per scontato.
4 – Le risposte alle domande del colloquio
Quando ci si siede a sostenere un colloquio bisogna essere pronti e preparati. L’esperienza dei recruiter insegna che se c’è un settore nel quale si ha meno prontezza ed esaustività nel rispondere è quello che riguarda la sfera personale. Molto spesso quando il selezionatore chiede quali sono i difetti del candidato questi tentenna e non sa cosa rispondere; mostrare di conoscersi e di essere onesti da ammettere i propri, inevitabili (chi non ne ha?) limiti non significa diminuire le proprie possibilità di superare la selezione, ma mostrare serietà, onestà e capacità di analisi. Un consiglio: “essere preciso” non è un difetto e ostentare di non averne non aiuta a fare bella figura, anzi!
5 – L’interazione
Il colloquio non è un interrogatorio dal quale sperare di uscire indenni; è utile anche interagire ponendo delle domande. Tutte le curiosità e le condizioni del lavoro che non sono chiare o non sono state esposte sono legittime (sì, anche gli aspetti economici) ed è quindi utile prepararsi qualche domanda da porre durante il colloquio. Farlo aiuta non solo a comprendere meglio il lavoro per il quale ci si è candidati, ma anche mostrare interesse e non avere un atteggiamento passivo.
6 – Il preavviso
Capita spesso che ci si candidi per una posizione di lavoro quando si è già sotto contratto con un’altra azienda. Niente di male, ma è importante sapere qual è il preavviso che bisogna dare per potersi svincolare dagli impegni presi. Il potenziale nuovo datore di lavoro deve saperlo per poter gestire al meglio le assunzioni e un candidato ignaro di questo dato non dà una buona impressione di sé.
7 – La correttezza, sempre
Presentarsi a un colloquio è un’opportunità, ma è anche un impegno. Se non si hanno i requisiti richiesti o non si è convinti, meglio lasciar stare. Così come se si decide, per qualunque motivo, di non presentarsi all’appuntamento, è buona norma comunicarlo. Per superare un colloquio non ci vuole fortuna e non è una lotteria per cui “meglio provare”; dal modo in cui si approccia si evincono molte informazioni sulla serietà, umana e professionale, di un candidato. Elementi questi, insieme alle competenze specifiche, indispensabili per essere considerati per una proposta di lavoro.
Consiglio finale: e se non si è in grado di promuovere sé stessi?
Non tutti sono dei venditori di sé, molto dipende dal carattere e dalle capacità di ciascuno. Non avere spiccate abilità in questo senso non significa non essere adeguati a quella specifica posizione. Cosa fare, quindi, in questi casi? Il consiglio è di fare tutto quello che serve (esercizi di respirazione, passeggiare prima di entrare al colloquio, eccetera) per rilassarsi e non farsi prendere dal panico.
Durante il colloquio è fondamentale comunicare e farsi conoscere; non bisogna fingere di essere diversi o nascondere le proprie caratteristiche per convincere il recruiter (che comunque se è preparato sa cogliere anche i segnali non verbali), ma di presentarsi senza tensioni per poter svolgere il colloquio con la massima serenità possibile e riuscire così a spiegare e mostrare le proprie competenze.